Cosa significa Armonia e come si raggiunge il Benessere attraverso il Massaggio Sonoro Armonico
Una convinzione comune, in chi si avvicina al massaggio sonoro con le ciotole tibetane, è che il trattamento sia un trattamento rilassante, ma non è propriamente così… come mai?
Partiamo da una prima distinzione: gli strumenti utilizzati sono armonici o no?
Questo è importante perché l’informazione che trasmettono è profondamente diversa, ma a volte anche con uno strumento armonico la persona si sente in disarmonia, da cosa dipende quindi?
La prima cosa che il nostro maestro Albert insegna è che la ciotola ci parla di noi, questo significa che ha la capacità di portare a espressione (e quindi renderci consapevoli) anche quegli aspetti di noi che tendiamo a non voler vedere.
Armonia non significa quindi essere rilassati e stare bene, almeno non sempre e in un primo momento.
Significa in primo luogo essere centrati e presenti a noi stessi, il che non sempre è piacevole, altrimenti non escogiteremmo in continuazione stratagemmi e rimedi per sfuggire a noi stessi, per addormentare la nostra coscienza.
La cosa che ci fa più paura è proprio conoscerci intimamente, ma ormai sappiamo anche che se non affrontiamo le nostre paure, non avremo mai la possibilità di stare veramente bene e magari anziché vivere intensamente sopravvivremo.
Ecco, quindi, il suono delle ciotole tibetane ha la capacità di metterci, in maniera poco invasiva, di fronte a noi stessi portando armonia, presenza e ascolto là dove non ve n’è.
Può quindi succedere che, durante un trattamento di massaggio sonoro, sdraiati su quel lettino o a terra, affiorino emozioni, memorie o sensazioni di cui non siamo consapevoli, che magari abbiamo voluto nascondere chiudendole dietro una porta ben sigillata della nostra coscienza.
Il nostro corpo si tende come una corda di violino, nel tentativo di resistere e non affrontare questi aspetti feriti di noi stessi, tratteniamo il respiro e proviamo dolore.
Queste tensioni sono gli ultimi spiragli di controllo, ma se invece lasciassimo andare? Cosa potrebbe succedere se lasciassi andare quello che provo?
La sofferenza nasce dal resistere al normale flusso della vita e a lungo andare questa resistenza produce disagi che possono trasformarsi anche in vere malattie.
Siamo in armonia quando ci lasciamo trasportare dal suo flusso.
Il suono, attraverso la pulsazione, ci permette di cavalcare l’onda e fluire con l’energia del cosmo. Abbiamo la grande opportunità di accogliere e guarire questi frammenti di coscienza dimenticata o ferita, possiamo finalmente ascoltarci, capire dove non abbiamo rispettato la nostra natura profonda e lasciare andare.
Avete mai osservato cosa succede quando si oppone resistenza all’esigenza di affrontare una sofferenza? La prima cosa che avviene è trattenere il respiro, andando in apnea. Questo è un istinto primordiale, per sfuggire alla morte tratteniamo il respiro e ci fingiamo morti per non essere notati, in pratica cerchiamo di mettere una corazza, una barriera che non lasci entrare in noi il pericolo esterno.
Ma qui parliamo di noi, di “pericoli” che non sono esterni, bensì interni… parliamo di noi fondamentalmente e se trattenendo il respiro creiamo una barriera con l’esterno, ciò che facciamo in realtà è trattenere di più la sofferenza dentro di noi, aumentando il suo potere, anziché lasciarla uscire sfogandola.
Pensate a quando ci si arrabbia, meglio tenersi tutto dentro o uscire e urlare? E’ vero o no che urlare aiuta a scaricare la tensione?
Ecco qui è uguale. Se affiora qualcosa che non ci piace durante un trattamento, ricordiamoci di respirare naturalmente, lasciando andare tutto ciò che non ci serve. Abbiamo anche la possibilità di non dover capire e comprendere per forza di cose di cosa si tratti, ma semplicemente di lasciarlo fluire.
Ecco allora che anziché temere un massaggio sonoro, o pensare che non sia efficace o non mi sia piaciuto, ora ho la possibilità di comprendere la grande opportunità che mi offre di conoscermi meglio e vivere davvero in armonia coi cicli naturali, ricordando che armonia non significa un equilibrio statico ma una continua oscillazione tra le esperienze della vita, tra un moto di espansione e di contrazione.
Valerio Folloni
collega e formatore della stessa scuola.